Dall'incontro a sorpresa con un compagno di giochi della sua infanzia, perso di vista per interi decenni, Eugénie Poret prende lo spunto per interrogarsi sui segnali che riceviamo dalla vita, offrendoci un modo originale per affrontare e interpretare l'inconcepibile realtà delle persone ammalate allo stadio terminale. Io resto è la prima tavola di un polittico che racconta anche il dopo, quando l'assenza trasforma il dolore in forza vitale. Un testo scritto come un lungo poema filosofico impressionista, dove sofferenza gioco e speranza s'intrecciano nella grazia di un rapporto umano illuminato con tocchi delicati, personali e filosofici.